Due Popoli, una bandiera
Ricorre, nel 2021, il trentennale di fondazione della Bajtársi Egyesületek Országos Szövetségének (BEOSZ) il cui sito web è il seguente https://www.beosz.hu/.
Tale sodalizio è il corrispettivo ungherese della nostra AssoArma.
L’Associazione Nazionale del Fante sta portando avanti un progetto di gemellaggio con tale realtà associativa attraverso contatti con le autorità diplomatiche magiare.
A tal fine presentiamo quest’articolo scritto dal Presidente dei Fanti padovani, il Gr.Uff, Savino Vignola.
Ricorre, tra pochissimi giorni, l’anniversario del Tricolore (adottato per la prima volta a Reggio Emilia il 7 gennaio 1797 quale vessillo della Repubblica Cispadana tappa fondamentale per la nascita dell’Italia democratica).



Esso divenne, dopo la restaurazione successiva al Congresso di Vienna, l’emblema delle aspirazioni d’indipendenza dei patrioti italiani che, dal 1820 in poi, posero le basi per il riscatto nazionale e l’affrancamento dal dominio asburgico a Nord e borbonico/papalino al Centro-Sud.
Il 1848 fu l’anno del riscatto: la ribellione in Sicilia del 12 gennaio, la rivolta di Napoli del 29 gennaio a seguito della quale Ferdinando II di Borbone fu costretto a concedere la Costituzione (poi frettolosamente ritirata), la sollevazione di Venezia del 17 marzo che culminò con la liberazione di Daniele Manin e la successiva proclamazione della Repubblica Veneta, le Cinque Giornate di Milano del 18 marzo, le Dieci Giornate di Brescia del 23 marzo e così via, fino gli scontri del 15 novembre a Roma tra repubblicani e papalini in cui venne ucciso il ministro degli interni Pellegrino Rossi, scontri che successivamente (nell’aprile 1849) portarono alla fuga di Pio IX a Gaeta ed alla nascita della Repubblica Romana di Mazzini, Armellini e Saffi.
Ma non solo sul territorio italiano ci furono moti e sollevazioni contro i regimi assolutistici: il 1848 fu quello che è passato alla Storia come la “Primavera dei popoli”. In tutta Europa, infatti, ci furono rivolte popolari: oltre che negli Stati preunitari italiani, avvennero rivolte popolari anche in Francia, negli Stati tedeschi, nel Regno di Prussia e nell’Impero d’Austria.
Per quanto attiene a questi ultimi voglio segnalare la più importante di esse: la rivoluzione ungherese del 1848 guidata da Lajos Kossuth (1802 – 1894) capo dell’ala democratico-radicale dei nazionalisti ungheresi che attuò l’indipendenza dell’Ungheria dall’Impero austriaco durante i moti del 1848 con la proclamazione della giovane Repubblica ungherese la cui Bandiera ricalcava i motivi e i colori dei patrioti italiani (non va dimenticato che Kossuth era legato a Mazzini da sincera amicizia).
L’indipendenza ungherese purtroppo durò fino all‘agosto del 1849, quando la nazione magiara fu invasa da 250.000 russi (proprio come l’Ungheria di Imre Nagy nel 1956: quando si dice di corsi e ricorsi storici…).
Fu quindi costretto all’esilio: morì a Torino nel 1894. La sua salma fu riportata in Patria dove è onorato come eroe nazionale e non c’è città, anche la più piccola, che non abbia una strada o un monumento a Lui dedicati: il più famoso è senz’altro quello presente a Budapest nella centralissima Piazza degli Eroi (Hősök tere) dove non manco mai di recarmi durante le mie trasferte danubiane.

veduta notturna della Piazza degli Eroi

Voglio concludere questa illustrazione ricordando, sull’argomento trattato, un interessante film: I disperati di Sándor (Szegénylegények) – regia di Jancsó Miklós, Ungheria, 1966, b/n.
La trama è ambientata nell’Ungheria del 1860: l’esercito austriaco, dopo aver represso nel sangue i moti rivoluzionari guidati da Lajos Kossuth, raduna un gruppo di persone tra le quali sospetta che vi siano i capi dell’insurrezione. Con spietate torture psicologiche e con l’inganno i militari tentano di estorcere ai prigionieri l’identità dei seguaci del patriota Rózsa Sándor, uno dei capi dei moti del 1848, per poi giustiziarli.
Il film è il primo di una trilogia che comprende “Silenzio e grido” (Csend és kiáltás) del 1968 e (sempre dello stesso anno) “L’armata a cavallo” (Csillagosok, katonák).
Nel concludere questa sintetica panoramica sull’intreccio dei rapporti italo/ungheresi, rapporti che con il marciante processo di integrazione europea non potranno che avere positivi sviluppi reciproci, colgo l’occasione per augurare a tutti Voi un Nuovo Anno 2021 che auspichiamo migliore di quello che tra poche ore ci accingiamo a salutare senza alcun rimpianto.
Articolo by Savino VIGNOLA